Ci insegna ad essere campioni nello sport e nella vita
Ci sono sono giocatori e ci sono campioni, Gianluca ha il privilegio di rappresentare entrambi.
È stato, ed è, giocatore e campione nello sport e nella vita.
Lo sguardo illuminato dal sole del successo è la sua prima accoglienza durante l’intervista.
Unico giocatore italiano a mantenere ancora oggi il record dei campionati italiani di tennis di tutte le categorie giovanili, 12-14-16 e 18 anni. Il seguito viene da sè, nel ’78 arriva in finale ai campionati assoluti in Italia, nello stesso anno inizia l’attività internazionale e l’ascesa nel ranking mondiale: partecipa al torneo di Roma, a quattro edizioni del Roland Garros, a Wimbledon, a New York, nell’82 viene convocato per la coppa Davis.
Così lasciamo la parola a Gianluca che, in un tardo pomeriggio di settembre, nella sua amata piazza di Faenza, ripercorre insieme a noi l’avventura della sua vita.
“Se vuoi vincere devi uscire dall’ordinario e aprirti ad esperienze straordinarie. Queste non sono per tutti, da giovane vai a letto presto e rinunci alla discoteca, l’alimentazione è al centro della tua vita e così gli allenamenti.
Io ero me stesso solo lì, su quel campo, ho capito presto che questo sport raccoglie tutto di me, è come quando ti innamori di una bella donna e fai di tutto per passare del tempo con lei, ma il tempo non basta mai. Capivo che era la mia strada perché cercavo sempre di più e quel di più mi riempiva il cuore. Inoltre vincevo, giocare e vincere è un bel connubio!
Ritengo il tennis uno sport bellissimo e crudele, è crudele perché sei solo e perché non esiste il pareggio, ma ti consente la libertà di fare ciò che vuoi, di inventarti dei colpi e di ripeterli un milione di volte, ma è anche vero che il tennis è lo sport del diavolo se vuole “ci mette la coda” e ti fa perdere per un solo punto.
Insieme all’amore per il tennis cresceva l’amore per la mia famiglia, nel ’79 mi sposo e nell’80 nasce il mio primo figlio. Divento secondo in Italia e 79esimo nel mondo, sono spesso all’estero fino a chè avverto sempre più male al gomito, resto in ascolto di questa circostanza e lascio che si faccia strada dentro di me il desiderio di fare il coach. Questo mi consentiva di unire la mia tecnica e le mie capacità educative. Ebbi una grande opportunità a Bologna iniziai a seguire tre giocatori: Cane, Camporese e Narducci.
Questa prima esperienza fu molto importante per me e allo stesso tempo mi condusse a una delle prove più difficili della mia vita.
Sabato 28 settembre 1985, di rientro da un allenamento a Bologna, a soli 26 anni nell’ultima curva dell’autostrada fra Bologna e Faenza esplode un pneumatico della mia auto. Non c’è sangue e non provo dolore, ma le mie gambe non si muovono più. L’incidente compromette la mia carriera di tennista. I giornali scrivono “Oggi si è rotto uno Stradivari”.
A 26 anni, con una figlia nata da pochi giorni, non ho fatto compromessi con la vita, era necessario ripartire con quel tanto che mi restava e così ho fatto. Nel 1990 divento prima vicedirettore e poi direttore del centroTennis di Cesenatico con i migliori giovani italiani per poi capire le qualità e le affinità con loro, in seguito ho allenato a Faenza per 4 anni. Allenare mi ha dato forza ed energia, le mie qualità umane venivano potenziate sempre di più e davano forza a quella tecnica che non potevo più esprimere soltanto con il mio corpo.
Mi piaceva questo lavoro e lo facevo anche con più rabbia sapendo quali erano gli errori da evitare e i ragazzi me ne erano riconoscenti, mi ascoltavano, la connessione con loro era totale.
La vocazione mi ha salvato la vita, dopo l’incidente mi aspettava un mondo che avrei voluto comunque anche prima. Sono riuscito a restare me stesso mettendo a frutto tutto ciò che sono e riuscire a fare quello che desideravo anche da normodotato, è stata una soddisfazione tripla, le persone mi hanno voluto al loro fianco nonostante la disabilità.
Quando le performance fisiche cessano, la testa e il cuore ti consentono il passaggio di andare oltre e così mi aspettava un percorso unico, costruito su misura, i ragazzi si rapportavano diversamente con me, riuscivo a convincerli, la mia forza era di ispirazione.
Oggi c’è un’ esasperazione del corpo e della parte sportiva a discapito di quella umana, unire qualità umane e talento sportivo non è da tutti. A mio avviso oggi ce la fa solo Federer, le prove le abbiamo tutti. Djokovic è il numero uno, ma ha solo il 15% di tifo, Nadal è bravo e ne riceve il 35%, Federer è un uomo straordinario dentro e fuori dal campo e ha sempre la fetta più grande, il 50% degli applausi. Ricordiamocelo e ripetiamolo, le qualità umane stanno sempre sopra le performance sportive e questo ho cercato di insegnarlo tutta la vita.
Per i tennisti non è facile, devono riuscire a inventarsi un gioco in un uno spazio-tempo che è sempre più breve, il tempo è stato compresso. La velocità dei colpi è esasperata, non consente di pensare, solo di agire. La partita quindi si gioca sulle performance delle fibre muscolari, sulle percezioni ottiche di ciascuno, in una parola, sul corpo. I materiali hanno accelerato la velocità dei colpi e non tutti gli atleti stanno al passo, la velocità annienta la capacità di elaborazione del pensiero e quindi la fantasia dell’azione.
La tecnica ha bisogno di riemergere e di far rivivere il talento. Oggi ci sono tanti colpi ripetitivi e il fisico prende il sopravvento sull’arte, la compressione del tempo non ti permette di sviluppare idee e di farle seguire dalla tecnica. Tutti giocano allo stesso modo. Ma i colpi vanno inventati, una volta per fare la corte a una ragazza aspettavi che passasse cinque volte dal corso, oggi in cinque secondi, le scrivi un messaggio su Whatsapp, comprimendo il tempo abbiamo compresso l’attesa creativa, quello spazio tempo che consente l’azione alla fantasia, all’idea, all’emozione, l’espressione delle nostre migliori qualità umane.”
MySunnyRomagna ringrazia Gianluca per aver condiviso con entusiasmo una parte del suo viaggio di vita, ne esce arricchita e con la fantasia di annoverarlo fra gli speaker dei nostri futuri eventi.
Un abbraccio di sole a un prezioso Player della nostra Sunny Romagna!
Bellissima intervista ad un grande tennista e grande uomo
C’è ne vorrebbero di più di uomini così: talento, spessore e umanità. Grazie da esistere e di regalarci emozioni a prescindere.